Veronica Francione è un’artista nata a Roma che vive e opera in Abruzzo, nella città di Francavilla al Mare. La sua formazione, avvenuta presso il Liceo Artistico di Pescara, si è svolta sotto la guida di noti artisti e maestri, fra i quali Wally Gammelli D’Orazio, Franco Summa e Sandro Visca. Dopo la laurea e alcune esperienze in campo diverso da quello artistico, ha deciso di dedicarsi totalmente alla pittura, che insieme al disegno è da sempre la sua grande passione.
Nel 2007 ha tenuto la personale Oltre lo sguardo negli spazi del MUMI (Museo Michetti) di Francavilla al Mare. Ha partecipato inoltre a molte esposizioni collettive, in Italia e all’estero, tra cui un tour d’arte europea che ha fatto tappa in diverse città degli U.S.A (2007/2008). Numerose anche le fiere d’arte contemporanea a cui l’artista ha preso parte, sia a livello nazionale – Roma, Verona, Parma, Pordenone, Reggio Emilia, solo per citarne qualcuna – che internazionale (Innsbruck, Lineart-Gand, Artkarlshue). Attualmente è in preparazione una sua importante mostra personale alla Galleria Broker Art di Bari dal titolo “Soul-itudes. Solitudini dell’anima” (settembre 2011), a cura di Amedeo Demitry.
Veronica Francione predilige la pittura tradizionale, e in particolare la scelta di motivi figurativi che riguardano l’essere umano, con una particolare attenzione per l’universo femminile.
L’artista dipinge da vari anni esclusivamente ad olio, su supporti costituiti da tele di grandi dimensioni. Nei suoi dipinti è possibile leggere tutta la fragilità connessa all’esistenza, che la pittrice evidenzia attraverso una resa molto espressiva dei volti; la sua ricerca tuttavia passa anche mediante l’individuazione di alcuni dettagli, quali gli occhi e le mani.
È un’indagine che trova origine nella rappresentazione del corpo nudo e del movimento, ma che arriva progressivamente a restringere il campo di osservazione: tale processo è condizionato dal desiderio di abbracciare un maggior livello di introspezione, di spingersi cioè oltre l’involucro e la bidimensionalità della pittura.
Nella fase attuale della sua attività, l’artista mostra dunque di aver abbandonato l’ampia visione che caratterizzava le opere di esordio a favore di una resa sempre più ravvicinata del soggetto raffigurato, condotta in parallelo ad una sottile operazione di scavo interiore. Ciò è dimostrato in particolare negli ultimi lavori (Confini, Dune, E il treno va, Respiro), grandi oli su tela che offrono allo sguardo dello spettatore la variegata stratificazione della personalità femminile, declinata nelle sue molteplici sfaccettature.
Oltre ad una spiccata abilità nel disegno, Veronica Francione possiede la capacità di saper elaborare la superficie pittorica sotto il profilo materico, raggiungendo così un effetto di notevole impatto e suggestione. A ciò concorre anche la scelta della gamma cromatica, giocata sul contrasto di ombre e luci che tagliano i volti, nella preferenza accordata all’essenzialità del bianco e nero. Le opere appaiono così caratterizzate da superfici lucenti, in cui la brillante cromia serve ad esaltare la malinconia pensosa di solitarie presenze femminili.
Il carattere illustrativo di tali figure è solo apparente, in quanto l’artista sceglie per i suoi ritratti soluzioni non convenzionali, con l’uso di tagli diagonali e inquadrature che richiamano il primo piano utilizzato nella tecnica cinematografica.
Nelle ultime opere sembra dunque dissolversi quel distacco emotivo che nelle tele precedenti ancora si frapponeva, come la lente di un obiettivo, tra l’artista e l’esterno. L’immagine si fa più diretta e immediata: la verità della pittura traduce sulla tela una verità interiore, interpretata attraverso il ritratto, isolato e perciò decontestualizzato, di donna. Il risultato è un’immagine di grande forza e realismo espressivo, da cui emerge l’emotività più profonda e nascosta dell’animo femminile.
Le opere di Veronica Francione appaiono in sostanza permeate da una forte valenza comunicativa: il volto, di cui lo sguardo è la massima espressione, costituisce infatti l’elemento più importante del linguaggio non verbale. Il viso e gli occhi sono ciò che di noi arriva subito agli altri, il nostro “biglietto da visita”, ovvero il tramite tra noi e il mondo. La caratterizzazione (non solo anatomica) di un volto diventa così determinante nel definire la fisionomia artistica della Francione, che sigla i suoi dipinti con dei segmenti di colore rosso – diagonali animate da vivide pennellate – inseriti all’interno dei volti raffigurati. Tali segni superano la loro insita valenza grafica per assurgere a cifra simbolica: essi sono da intendere come connotati dell’anima, interpretabili come graffi o ferite. Il netto e rigido linearismo contenuto in questi tratti serve allora a sottolineare i vissuti nodosi dell’esistenza, i dolori e le miserie della condizione umana da cui nessuno è esente e da cui è sempre difficile affrancarsi. Cicatrici interiori che si rendono visibili su tutti i visi raffigurati e che pertanto formano una serie di tracce ineludibili nella produzione di Veronica Francione, soprattutto da un punto di vista formale.
In questi ultimi lavori si evidenzia anche una graduale intensificazione cromatica dello sfondo, con il conseguente risalto conferito al viso in primo piano; in particolare in Respiro il volto di donna emerge con forza dal buio e dal silenzio circostanti, nell’affermazione, pur nella permanenza di un dissidio interno, di un’attonita vitalità. L’immagine così bloccata assume il carattere di un’istantanea in cui la densità della pittura, compenetrata dalla fusione tra forma e colore e dal sapiente gioco di luci ed ombre, genera una presenza femminile quasi sospesa: essenza solitaria sì, ma viva e intensamente autentica.