La pittura della Francione è densa di tensione, di un vissuto interiore complesso, di un percorso faticoso.
La drammaticità dei gesti, la cupezza dei colori prevalenti, il rosso e il nero, gli sguardi nascosti o diretti e disarmanti, i volti dolenti, l’intrecciarsi delle mani e delle dita definiti a volte, oppure sfocati, rivelano profonde e laceranti passioni.
Le linee agitate, nervose, ora decise, ora tremanti che danno vita ai suoi soggetti, e i graffi che li solcano a volte con colpi rabbiosi, rappresentano la solitudine di ogni essere umano, la sua inadeguatezza, la sua emotività, la sua fragilità.
Corpi come barriere verso il mondo, come nicchie, come isole o come prigioni, ma in cui non si riesce a trovare rifugio da se stessi.
Le grandi tele dilatano i soggetti, quasi a volerne penetrare l’essenza.
Strati di colore sovrapposti si alternano e si mescolano, dando luogo a sorprendenti soluzioni oscillanti tra neri e marroni solcati, creando uno spessore denso e vibrante, un magma prepotentemente vitale .
Il tratto sapiente è una danza gestuale violenta eppure dolce, alla ricerca dell’identità dell’essere .
I suoi quadri manifestano sensibilità per quanto di inafferrabile c’è nella condizione umana, per quel male di vivere che è in ognuno di noi.
Nell’ espressionismo contemporaneo delle opere di Veronica Francione riusciamo a cogliere l’energia e l’inquietudine di una vera artista.
Anna Soricaro